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Prestiti personali: limiti di età

Nella richiesta di prestiti personali i limiti di età sono ben chiari dal punto di vista della fascia minima, mentre è assai più variabile quando si tratta di età massima: per essere più chiari e specifici, la condizione minima per poter accedere al mercato del credito è essere maggiorenni, dunque aver compiuto 18 anni. La situazione piuttosto si complica quando parliamo di limite massimo di età: convenzionalmente molte società finanziarie ed istituti di credito fissano a 75 anni il limite massimo per i prestiti personali, tuttavia sono sempre più frequenti le eccezioni, che vedono la possibilità di erogare finanziamenti finanche a 90 anni. Vediamo più in dettaglio come funziona il meccanismo del limite di età massimo e possibili soluzioni alternative in casi di impossibilità di accedere al prestito personale.

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Il limite dei 75 anni di età

Tra i requisiti per poter o meno ottenere il via libera all’erogazione di un prestito personale da parte di una finanziaria l’età anagrafica ha un peso non irrilevante: fino a pochi anni fa a risultare fortemente penalizzati erano soprattutto i pensionati, giacché le banche consentivano di accedere al credito fino ad un limite massimo intorno ai 70 anni al momento della sottoscrizione del contratto, il che significava per il soggetto richiedente dover avere un’età massima di 75 anni alla fine del finanziamento. Una vistosa eccezione è il prestito Inpdap, ricaduto ora sotto l’egida dell’Inps dopo accorpamento degli enti previdenziali, il quale estendeva come età massima al termine del prestito fino ai 90 anni. Ed ora com’è la situazione?

Ogni istituto sceglie liberamente l’età massima finanziabile, in virtù anche di un aumento consistente delle aspettative di vita: benché l’anzianità continui ad essere considerata dalle banche un fattore di rischio crescente, con conseguente aumento dei tassi di interesse applicati, grazie alla formula della cessione del quinto, e al complemento fondamentale dell’assicurazione obbligatoria, questo limite viene sovente spostato più avanti, ed è pertanto necessario informarsi presso ogni finanziaria circa le politiche di rischio collegate all’età anagrafica.

Il peso dell’assicurazione per gli over 75

Chiaramente nel prestito ai pensionati con cessione del quinto gioca un ruolo fondamentale la copertura assicurativa obbligatoria che tutela tanto la banca quanto gli eredi del beneficiario in caso di decesso anticipato. Tuttavia l’assicurazione ha un peso sul costo del finanziamento, in particolare quando a richiedere il prestito sono pensionati oltre 75 anni: questo vuol dire che l’età anagrafica va ad incidere non solo sui tassi applicati ma anche sul Taeg, il valore che indica il costo complessivo del finanziamento, mediante appunto la sottoscrizione della polizza vita obbligatoria.

Il costo della polizza assicurativa sarà proporzionale all’età del pensionato richiedente, ritoccando il Taeg verso l’alto: il consiglio pertanto, prima di stipulare alcun contratto, è di confrontare più preventivi richiedendo specificamente informazioni sia sul tasso di interesse che sul costo dell’assicurazione.

Come si deve calcolare l’età massima

Quando si parla di prestito personale ed età massima, il limite che risulta evidenziato negli opuscoli informativi e promozionali si riferisce all’età che bisogna avere alla scadenza del piano di ammortamento, e non al momento della richiesta. Tenendo presente che si tratta di un prestito personale con cessione del quinto, e che pertanto tale formula offre già di per sé una sufficiente tutela per la banca con la trattenuta diretta della rata mensile, il calcolo dell’età massima deve essere fatto partendo dal presupposto che il limite è dato da una certa età prestabilita al termine del finanziamento, influenzando di conseguenza la durata del piano di rimborso.

Questo significa ad esempio che, partendo da una durata minima di 24 mesi come da soluzione standard per la cessione del quinto, per il limite di età di 90 anni al massimo bisognerà averne 88 al momento della sottoscrizione, accedendo al piano di rimborso di durata minima pari a due anni. Se invece una banca avesse fissato il limite a 75 anni, l’ultima età accettata sarà di 73 anni, non potendo comunque eccedere i 24 mesi di rimborso.

Il prestito Inpdap fino a 90 anni di età

Il prestito Inpdap rappresenta la soluzione di finanziamento più comoda e vantaggiosa per i pensionati avanti con l’età, poiché prevede l’erogazione dei suoi prestiti in modo diretto fino al raggiungimento dei 90 anni di età al momento del termine del prestito, a tassi competitivi: tale forma di finanziamento si suddivide in Piccolo Prestito con cifre più contenute, e a particolare condizioni in Prestiti Pluriennali. Tuttavia, per poter accedere a queste forme di finanziamento agevolato bisogna sempre essere iscritti nella Gestione Unitaria delle Prestazioni creditizie e sociali: non è sufficiente infatti aver dato il proprio contributo durante l’attività lavorativa, l’iscrizione deve essere confermata al momento di andare in pensione e proseguire nel pagamento della quota di contributo prevista, che si dimezza passando dal 3 per cento all’1,5 per cento.

Dal punto di vista della convenienza va ricordato che con l’avanzare dell’età c’è comunque un peggioramento del costo complessivo del prestito, in proporzione all’aumento della quota da versare al Fondo rischi dopo i 63 anni. Questo vuol dire che a differenza di un lavoratore in attività, per cui risulterà quasi sempre conveniente richiedere i prestiti Inpdap, un pensionato deve valutare se sia più conveniente il prestito Inpdap o un prestito con cessione del quinto presso le banche convenzionate con l’Inps.

La soluzione alternativa del prestito vitalizio bancario

Come abbiamo anticipato nella premessa, negli ultimi anni diverse banche hanno stipulato una convenzione con l’Inps per estendere l’accesso alla cessione del quinto della pensione a condizioni agevolate, consentendo in alcuni casi un aumento dell’età massima di accesso. Questa convenzione non garantisce un trattamento univoco, per cui ogni istituto di credito o società finanziaria è libera di proporre ai pensionati prestiti personali secondo le condizioni che ritiene più adatte in base alle proprie politiche di rischio, con agevolazioni che si riverberano non tanto sui tassi di interesse quanto sulle spese accessorie collegate o sul costo della componente assicurativa obbligatoria. Trovare un prestito non Inpdap alle medesime condizioni di questo per quanto concerne il limite di età è dunque difficile, ma non impossibile: ma che fare se non si riesce a trovare un’offerta paragonabile?

Una soluzione alternativa può essere il cosiddetto prestito vitalizio bancario, una forma di finanziamento che necessita della proprietà di un immobile, consentendo a un pensionato di ottenere un prestito di importo elevato, senza rinunciare alla parte della pensione per il rimborso: sarà infatti compito degli eredi decidere successivamente se restituire il capitale più gli interessi alla banca, oppure se trasferire la proprietà dell’immobile all’istituto di credito, che lo metetrà in vendita per ottenere il credito vantato.