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Prestiti personali e Isee: guida e considerazioni

Prestiti personali e Isee: come funziona? La dichiarazione Isee, altrimenti detta DSU, ossia Dichiarazione Sostitutiva Unica, viene utilizzata da individui singoli e famiglie per ottenere prestazioni sociali gratuite e detrazioni specifiche, dagli assegni famigliari alle rette agevolate per l’università, giusto per fare due esempi semplici: questo documento compilato viene utilizzato per valutare il patrimonio mobiliare posseduto e in generale a “misurare” la ricchezza di un’unità familiare. Si tratta dunque di un elemento fondamentale per accedere a prestazioni e agevolazioni di ogni tipo: e cosa c’entrano i prestiti personali? Nell’Isee diventa determinante la giacenza media del conto corrente, un dato valoriale che si calcola tenendo presente tutti i soldi che transitano dal conto corrente, dunque anche l’erogazione di un finanziamento. Qui di seguito proviamo a rispondere all’interrogativo di molte famiglie e soggetti in materia, ovvero qual è il rapporto tra Isee e prestiti, se e come questi ultimi vengono calcolati, benché successivamente vadano restituiti all’ente finanziatore, e alcune considerazioni finali in merito.

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Si tiene conto dei prestiti quando si richiedono agevolazioni con Isee?

Partendo dalla domanda iniziale, la risposta che va fornita è sì, nel documento Isee rientrano tutte le somme di denaro che passano dal conto corrente, e che vanno pertanto a finire nel computo della giacenza media: quindi anche i prestiti personali da restituire mediante il rimborso mensile della rata. Al contrario invero

debiti non vengono considerati nell’Isee: il fatto che il prestito vada restituito non contribuisce alla diminuzione del patrimonio mobiliare della famiglia, con una sola eccezione riconosciuta dallo Stato tra le varie tipologie di finanziamento, ovvero il mutuo per la prima casa.

Cosa va dichiarato nell’Isee

Gli importi che vanno dichiarati nel patrimonio mobiliare dell’Isee sono alquanto numerosi, e non vedono soltanto i capitali che transitano dal conto corrente, ma comprende anche le carte prepagate con codice IBAN oppure senza, i conti deposito sia vincolati che liberi, i conti correnti postali, i libretti di risparmio nominativi oppure al portatore, sia bancari che postali, e i conti bancari transitori. Inoltre bisogna dichiarare in questo documento il possesso di eventuali titoli, azioni, obbligazioni e ogni “componente attiva mobiliare posseduta“: tutte queste voci, che corrispondono banalmente ai soldi che entrano nel ménage familiare, vengono chiamati componenti attive e vengono tutte conteggiate nell’Isee, in quanto aumentano il patrimonio mobiliare. Invece,

le componenti passive, ovvero quelle che contribuiscono alla sua diminuzione, non vengono considerate a eccezione del mutuo per la prima casa, come abbiamo anticipato. Ne risulta di conseguenza che quando si va a richiedere un prestito personale, la somma percepita tutta in una volta mediante l’erogazione diretta dell’ente finanziatore rappresenta parte integrante delle componenti attive, nonostante si tratti di importi che si dovranno restituire: i dubbi e le rimostranze espresse dall’opinione pubblica non hanno portato alla modifica di questo aspetto dell’Isee, che è nato allo scopo di evitare dichiarazioni false ed ingannevoli circa il proprio status economico-sociale.

Come calcolare la giacenza media

Nel documento Isee va inserita la giacenza media all’interno del proprio conto corrente o in alternativa il saldo al 31 dicembre dell’anno precedente, a seconda di quale sia il valore più alto dei due: di cosa si tratta? Come si calcola la giacenza media? Questo valore rappresenta la media degli importi a credito nell’arco di un anno, e per calcolarla bisogna:

  • Effettuare il calcolo della giacenza giornaliera per ogni giorno dell’anno
  • Sommare tutti gli importi ottenuti
  • Dividere per 365 il risultato ottenuto

Se la procedura così descritta appare macchinosa e si vuole semplificarla, allora si deve prendere i propri estratti conto, sommare tutti i numeri creditori totali e dividere la cifra per 365. È importante ricoprire tutto l’anno solare: generalmente le banche inviano ai propri clienti un estratto conto ogni tre mesi, pertanto si può ottenere la giacenza media sommando i numeri creditori totali di tutti e quattro i trimestri. In alternativa

se l’ammontare del conto corrente al 31 dicembre dell’anno precedente è superiore alla giacenza media, allora bisogna inserire questo dato nella dichiarazione Isee. Ricordarsi sempre che se la diminuzione patrimoniale dipende dall’acquisto di un immobile, allora non si deve applicare questa regola poiché il mutuo prima casa viene riconosciuto come componente passiva.

Ho appena ricevuto un finanziamento: che fare?

Il conteggio dei prestiti è diventata dunque un pomo della discordia tra gli esperti del settore e i tecnici dello Stato, che hanno voluto conteggiare come componente attiva nel documento Isee i prestiti personali, sebbene siano un capitale da restituire mensilmente mediante un piano di ammortamento concordato con l’ente finanziatore. Pertanto il capitale erogato, quando viene accreditato sul conto corrente, farà lievitare, almeno temporaneamente, la giacenza. Cosa fare per riparare quella che appare a molto un’ingiustizia? La prima facile risposta sarebbe quella di ritirare il denaro in filiale senza ricorrere all’accredito sul conto, tuttavia non tutte le banche lo permettono, a maggior ragione se si ha ricevuto un finanziamento cospicuo. D’altro canto, se si vuole ottenere una qualche prestazione sociale gratuita o agevolata

conviene ritirare il denaro ricevuto in prestito il prima possibile dal conto corrente, in modo che non produca interessi passivi a carico del titolare di conto corrente, facendo aumentare la giacenza media giornaliera che andrà poi ad influire sul calcolo da inserire nell’Isee, riducendo le probabilità di accedere a beni e servizi forniti dallo Stato.

Considerazioni finali

La questione sul rapporto tra Isee e prestiti è purtroppo chiara: nel documento vengono considerati i debiti solo nel calcolo delle componenti attive e non di quelle passive, tuttavia esiste una franchigia che si detrae dal totale del patrimonio mobiliare di ogni contribuente: questa franchigia parte da un minimo di 6mila euro e aumenta di 2mila euro per ogni componente della famiglia oltre al primo, fino a un tetto massimo di 10mila euro, che si alza di 1000 euro per ogni figlio che entra a far parte del nucleo familiare successivo al secondo. Il documento Isee è nato per un giusto motivo, ovvero evitare che i “furbetti” possano accedere a prestazioni sociali gratuite oppure agevolate, pensate per le classi sociali più deboli e svantaggiate economicamente; ma per un eccesso di prudenza lo Stato ha voluto inserire anche i prestiti personali tra le componenti attive, influenzando in maniera decisiva il valore della giacenza media.

Non è escluso che nei prossimi anni possano essere apportati dei correttivi che mitighino questo effetto distorsione legato all’erogazione di finanziamenti sul conto corrente, facendo prevalere il buon senso: al momento il consiglio per aggirare che un prestito personale vada a gravare sul documento Isee è quello suggerito nel capitolo precedente, oppure utilizzare subito la somma ricevuta dall’ente finanziatore: per quanto comporti oneri gravosi, è l’unico modo per evitare che i nuclei familiari più a rischio di esclusione sociale ed economica non possano ottenere le prestazioni che spetterebbero per legge.