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Prestito personale e licenziamento: tutto quello che bisogna sapere, guida

Il mercato creditizio vive un momento abbastanza particolare, sul quale vanno ad influire anche questioni esterne, in particolare la crisi economica che continua a farsi sentire e le modifiche in atto nella società, soprattutto nel mondo del lavoro. Questioni che vanno ad aggiungersi a problemi interni, in particolare quelli derivanti dalla presenza di una grande massa di crediti deteriorati, ovvero relativi alla restituzione di mutui e prestiti da parte di clienti che però non hanno attualmente la possibilità di ottemperare ai propri doveri di debitori.

La rivoluzione in atto nel mondo del lavoro

Dopo l’approvazione parlamentare del Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro che ha in pratica introdotto la possibilità di licenziare per motivi economici oltre che per giusta causa, anche il mercato creditizio deve tenere nel debito conto una situazione del tutto nuova nel nostro Paese. Va infatti considerato come in Italia, sino al provvedimento emanato dal governo Renzi, vigesse il cosiddetto posto fisso, ovvero la garanzia di conservare il proprio impiego a meno di non incappare in qualcuno dei motivi che davano adito al licenziamento per giusta causa. Ora non è più così.

Le conseguenze per il mondo creditizio

La pratica fine del posto fisso e l’introduzione dei licenziamenti per motivi economici hanno comportato conseguenze di larga portata anche per il mercato del credito. Molto spesso, infatti, la concessione di un finanziamento si basa proprio sulle garanzie che il richiedente può offrire dal punto di vista del ripianamento del debito contratto.

La garanzia più forte in tal senso era proprio quella rappresentata dalla busta paga, ovvero dall’avere alla fine di ogni mese uno stipendio dal quale detrarre la cifra destinata a pagare la rata del prestito.

Con il Jobs Act e la fine dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, questa garanzia si è in pratica dimezzata, poiché qualunque lavoratore dipendente del settore privato può essere licenziato da un giorno all’altro ove sopravvengano difficoltà economiche per la sua impresa.

I problemi sollevati dalla nuova normativa

Si tratta di un problema di non poco conto, in quanto il nuovo regime lavorativo va a investire temi che sembravano risolti in partenza con la stipula di polizze assicurative sul prestito contratto che avevano la funzione di tutelare l’istituto erogante e anche il lavoratore.
Queste polizze, però, vanno a coprire soltanto alcuni casi particolari, ovvero andando a escludere:

1. i licenziamenti derivanti dalla cosiddetta “giusta causa”;
2. le dimissioni volontarie;
3. i licenziamenti dovuti a motivi disciplinari.

Mentre, la copertura assicurativa in caso di perdita d’impiego viene comunque garantita in caso di di licenziamento per “giustificato motivo oggettivo”.

Cosa succede se il licenziamento deriva da dimissioni?

Un caso del tutto particolare è quello rappresentato dal licenziamento derivante da dimissioni del lavoratore. In questo caso occorre infatti andare a distinguere per cercare di capire se le dimissioni in questione vadano considerate volontarie o involontarie. Nella prima categoria possono rientrare ad esempio le dimissioni che il lavoratore rassegna magari per andare a lavorare in altra impresa con uno stipendio migliore o mansioni più elevate.

Nella seconda categoria vanno invece a rientrare le dimissioni di un lavoratore costretto a darle in quanto ormai da mesi il suo impegno sul posto di lavoro non trova rispondenza nel versamento dello stipendio concordato da parte del datore di lavoro. A tal proposito occorre ricordare come la Corte Costituzionale abbia stabilito con la sentenza 269 del 2002 come lo stato di disoccupazione conseguente alle dimissioni per giusta causa vada senz’altro considerato alla stregua di licenziamento involontario.

Occorre sempre leggere attentamente le clausole del contratto di assicurazione

Il problema è che non tutte le assicurazioni fanno discendere dalla sentenza della Consulta già ricordata la logica conclusione.

Quindi, il consiglio che ci sentiamo di dare in casi di questo genere è di leggere con grande attenzione le clausole del contratto di assicurazione, in modo da cercare di non farsi trovare impreparati di fronte ad una delle eventualità che possono caratterizzare un rapporto lavorativo.

Ove invece si pensi di tutelarsi meglio, si potrebbe ricorrere al consiglio del proprio avvocato o rivolgersi ad una delle tante associazioni di consumatori che operano anche su tematiche di questo genere.

Perché è importante l’assicurazione a copertura della perdita del posto di lavoro?

Da quanto abbiamo detto sinora, dovrebbe essere abbastanza chiara l’importanza di stipulare una polizza che vada a coprire la possibile perdita del posto di lavoro, a corredo di un prestito personale.
Soprattutto con l’avvento del nuovo regime lavorativo introdotto dal Jobs Act, l’ipotesi di essere licenziati, permanendo peraltro una elevata incertezza del ciclo economico, continua ad essere estremamente elevata. Una volta che questa ipotesi si avveri, rimarrebbe dunque da pagare il rateo del prestito contratto che, in mancanza di una fonte di guadagno sicura difficilmente potrebbe essere onorato. Una polizza di questo genere consente invece di conservare un minimo di tranquillità, in attesa di tempi migliori. Una ipotesi perciò da non scartare assolutamente a priori.